Crollo criptovalute: fine dei giochi o grande opportunità?
Brusca frenata per il Bitcoin che perde l’80% secondo Bloomberg. Prosegue sul mercato anche la discesa senza fondo di Ethereum (ETH) che continua a scivolare verso quella che sembrerebbe proprio essere una morte lenta e dolorosa. La brusca frenata segue la corsa all’acquisto del 2017 e riflette i crescenti timori sulla loro volatilità, sulla manipolazione di mercato, sull’introduzione di regole più stringenti e più in generale la crescente incertezza degli investitori sul futuro della valuta digitale.
Il crollo del Bitcoin ha sorpreso un po’ tutti. Dopo una formidabile ascesa durata un anno, durante il quale è passato da 700 euro a 21.000 euro, a partire dalla fine di dicembre ha cominciato a perdere valore ad un ritmo incredibile. All’inizio gennaio si è ripreso, poi a metà una nuova caduta. C’è chi ci vede la fine delle criptovaluta, chi una normale reazione ad alcuni eventi avversi.
Il crollo del Bitcoin quindi non avrebbe ragioni strutturali, non potrebbe essere associata alla classica bolla che esplode anche perché vi sono numerosi elementi (oltre alla situazione del dollaro) che hanno agito da market mover negativo. Uno dei crolli più forti (gennaio 2018) è seguito ad alcune dichiarazioni della Corea, la quale paventava la chiusura di tutti gli exchange coreani. Un segnale evidentemente negativo, che ha portato alcuni investitori a vendere, scatenando la discesa del prezzo. Anche perché, questo è bene saperlo, il terzo paese per volume di scambi di criptovalute è proprio la Corea del Sud. In realtà da parte del governo di Seul non vi è alcuna avversione verso il Bitcoin: l’obiettivo ultimo sarebbe combattere la speculazione, non il semplice utilizzo della criptovaluta. A riprova di ciò vi sarebbe la disponibilità a finanziare alcuni progetti di ricerca e sviluppo sulle blockchain.
Gli investitori temono anche il giro di vite che alcune istituzioni hanno operato di recente (come nel caso della Cina), legittimamente percepite dagli investitori come una minaccia all’autonomia delle valute virtuali o un tentativo di porre limitazioni. Proprio questo sarebbe stato uno dei fattori scatenanti del crollo del Bitcoin. Il riferimento è alle pressioni dei vari governi verso una maggiore regolarizzazione attraverso la creazione di normative ad hoc. Regolamentazione fa rima con limitazione, soprattutto all’orecchio di coloro che pensano al Bitcoin come puro investimento speculativo.
D’altro canto va detto che a pesare sulle quotazioni di Bitcoin c’è sicuramente anche l’impressione che l’adozione generalizzata delle criptovalute richiederà più tempo del previsto. Non aiutano poi indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi secondo le quali la banca d’affari americana Goldman Sachs sembrerebbe aver abbandonato il progetto di aprire un desk dedicato al trading di criptovalute, giudicando ambiguo il contesto regolatorio che hanno alla base. Con un mercato orso di questa portata, molti progetti futuri legati ad ICO ed investimenti nella blockchain rischiano letteralmente di naufragare. In un contesto del genere l’industria delle criptovalute è passata al controattacco creando la Blockchain Association, il primo gruppo di lobby del settore per rappresentare gli interessi del comparto. Fanno parte del gruppo Coinbase e Circle ma anche la start up Protocol Labs. Fra gli investitori Digital Currency Group e Polychain Capital. La Blockchain Association si pone l’obiettivo di rappresentare le società di settore lavorando con la politica e tra le sue priorità rientra proprio la valutazione delle criptovalute da parte del fisco americano.
Infine non sottovalutiamo l’effetto della cooptazione nei mercati internazionali; che da un lato ha portato ad un importante passo in avanti, dall’altro ha forse contribuito al crollo del Bitcoin. La criptovaluta sta lentamente entrando nei circuiti internazionali ufficiali (per adesso solo con i futures quotati nei mercati di Chicago). Un segno di credibilità, che fa bene non solo al Bitcoin ma anche a tutte le altre criptovalute (tant’è che si parla di ETF sui Bitcoin e di futures su Ethereum). Tuttavia la cooptazione nel mercato internazionale non fa piacere ad alcuni investitori, che reputano come prioritario il valore della “terzietà”, che ha il pregio di rendere il Bitcoin veramente autonomo rispetto alla finanza internazionale.
Su Coinbase, intanto, il calo di Bitcoin resta contenuto ma il suo valore è comunque lontanissimo dai massimi sfiorati in passato. Ethereum, seconda valuta digitale per capitalizzazione, soffre maggiormente. Intanto continua a scendere la capitalizzazione di tutte le criptovalute.