Fondi Etici: Cosa Sono e Come Sceglierli

Perché investire nei fondi etici? Conviene? In questo articolo cercheremo di approfondire l’argomento, illustrando questa interessante opportunità  per risparmiatori ed investitori.

Innanzitutto cerchiamo di capire bene cosa sono i cosiddetti “fondi etici”. In realtà si tratta di un termine non tecnico:  ufficialmente questi fondi sono noti come SRI, Socially Responsible Investment (Fondi Socialmente Responsabili). Adottano criteri specifici, riassumibili con la sigla ESG, ossia Enviromental (criteri ambientale), Social (criteri sociali), Governance (criteri di trasparenza). Ciò significa che rispetto ai fondi tradizionali, i cosiddetti fondi etici mirano al miglioramento o a preservare le condizioni ambientali, a far crescere il tessuto sociale o favorire direttamente il terziario nel pieno rispetto di rigide regole di trasparenza e di gestione. Non è infatti insolito che i fondi etici finanzino in maniera diretta realtà no-profit.

I fondi etici non vanno confusi con i fondi solidali. Questi ultimi impongono ai sottoscrittori di devolvere parte dei rendimenti a progetti utili alla comunità, all’ambiente etc. I fondi etici, invece sono dei fondi il cui scopo è creare valore offrendo un finanziamento a progetti no profit che rispettino i criteri ESG. I sottoscrittori non vengono sottoposti ad alcun obbligo.

I fondi etici si sono diffusi soprattutto a partire dai primi anni del nuovo millennio, crescendo di pari passo alla diffusione di una sensibilità spiccata nei confronti della sostenibilità ambientale e sociale. Infatti uno dei vari motivi che potrebbe spingere ad investire nei fondi etici riguarda proprio un discorso non economico ma morale, direttamente legato alla tendenza a ricercare nuovi comportamenti sostenibili in diversi ambiti della nostra esistenza. La creazione e diffusione dei fondi etici nasce proprio per rispondere a questa nuova tendenza.

Nella classifica dei paesi che investono di più nei fondi etici spicca la Francia: in Italia, i fondi etici sono ancora poco utilizzati ma l’interesse è senza dubbio in crescita. Tuttavia, per ora, i fondi etici sembrano essere appannaggio soprattutto degli investitori internazionali.

I fondi etici, però, sono pur sempre fondi, e quindi condividono alcuni elementi con quelli tradizionali:

  1. Partecipanti: ovvero i fondisti. Come per i fondi più tradizionali si tratta di investitori e/o risparmiatori che però in questo caso investono in realtà che rispettano i criteri ESG. Anche in questo caso i partecipanti acquisiscono delle quote del fondo.
  2. Società di gestione: anche i fondi etici rientrano nel campo del risparmio gestito. Ciò significa che dietro c’è una società che gestisce il denaro, cura la raccolta, la organizza, decide gli investimenti, compone un portafoglio etc. Da questo punto di vista, la struttura dei fondi etici è praticamente identica a quella dei fondi tradizionali.
  3. Banche depositarie: custodiscono il denaro investito, ossia i titoli del fondo e mettono a disposizione la liquidità. Svolgono inoltre attività di monitoraggio e verifica del rispetto della normativa vigente da parte del fondo. Ciò vale per i fondi etici tanto quanto per i fondi comuni.

Dal punto di vista meramente strutturale, quindi, non ci sono grosse differenze tra fondi etici e fondi comuni. Le uniche differenze si apprezzano sotto il profilo delle politiche e dalla strategia, dato che i fondi etici non sono altro che strumenti di Investimento Socialmente Responsabile. I fondi etici, ad ogni modo, investono anche su aziende e società non no-profit le quali però devono assolutamente rispettare standard etici precisi. Si tratta di aziende che esaudiscono le esigenze di tutela dell’ambiente, di sicurezza della merce prodotta, di integrità dei servizi offerti, di diritti alla salute e alla sicurezza per tutti i lavoratori. Inoltre, le società “ISR” non devono essere impegnate o coinvolte in attività giudicate poco nobili come il commercio di armi (anche legale), la produzione e la distribuzione di tabacco, alcolici etc.

Questo perché gli investitori che sottoscrivono un fondo etico devono poter contare sul fatto che il loro denaro andrà a finanziare progetti no-profit di un certo livello oppure aziende che, come minimo, rispettano determinati valori.

Ma vediamo ora la distinzione tra fondi passivi e fondi attivi, altra caratteristica che accomuna i fondi etici ai fondi comuni. I primi cercano di comporre un portafoglio facendo esplicitamente riferimento a un determinato indice (ovviamente, in questo caso parliamo di un indice azionario etico). I secondi, invece, prevedono una gestione più complicata, dato che i gestori compongono il portafoglio “manualmente” scegliendo, in base a criteri ulteriori ma compatibili con l’acronimo ESG i titoli azionari o le obbligazioni da inserire. Chiaramente i costi di gestione di un fondo attivo sono molto più alti di quelli di un fondo passivo. Ciò, sia chiaro, vale per qualsiasi tipo di fondo, quindi anche per quelli etici.

Conviene investire sui fondi etici? Nonostante il malcelato pregiudizio secondo cui il bene non paga vi sono  numerose ricerche che dimostrano che non vi sono sostanziali differenze, da questo punto di vista. Anzi, se guardiamo a un preciso periodo storico, i fondi etici hanno perfino reso di più: basta guardare al periodo più recente, quello della crisi e successivo alla crisi.

Infine va segnalato che vi sono diverse tipologie di fondi etici ed affini:

  • Fondi etici classici: seguono una divisione identica a quella dei fondi comuni. Possono quindi rientrare nella categoria azionari (con rendimenti più alti ma anche maggiori rischi), obbligazionari (con rendimenti più bassi e rischio meno elevato) o bilanciati.
  • Fondi pensione etici: si comportano esattamente come i fondi pensione, ma gli investimenti vengono realizzati solo sulle aziende ESG.
  • Social bond: non si tratta di un vero e proprio fondo etico ma di una obbligazione in sé e per sé. Sono obbligazioni per le quali la banca si impegna di spendere parte del suo profitto per progetti di natura sociale, ambientale, generalmente no profit.
  • Green bond: concetto identico a quello del social bond. Si tratta di obbligazioni per cui la banca si impegna utilizzare parte del rendimento per finanziare progetti legati allo sviluppo delle rinnovabili o all’efficienza energetica.

 

In questo panorama abbastanza complesso ed eterogeneo (nel quale comunque è possibile trevare interessanti opportunità di guadagno) si staglia Banca Etica che parte del Gruppo Banca Popolare Etica ed è l’unico istituto a collocare solo ed esclusivamente “prodotti” di natura etica. Ad oggi, punto di riferimento per chi vuole investire in fondi etici, Social Bond e/o Green Bond e che organizza anche dei fondi di microfinanza e crowdfunding.