Investimenti: le opinioni di Goldman Sachs sul 2019
In questo breve articolo cercheremo di riassumere le analisi ed i consigli elaborati da Goldman Sachs per affrontare nel migliore dei modi il 2019. In un recente paper, una delle più grandi banche d’affari del Mondo ha infatti realizzato una previsione realistica circa il 2019, esprimendo il proprio parere circa il comportamento che il mercato degli investimenti terrà quest’anno. Numerosi i consigli offerti, con soluzioni affatto scontate per affrontare uno scenario in via di evoluzione, non necessariamente in positivo.
Goldman Sachs è l’unica banca d’affari a livello mondiale in grado di attrarre policy maker di importanza internazionale. Si occupa principalmente di investment banking, lending, asset management, capital market e si rivolge soprattutto agli investitori istituzionali. Vanta anche un efficiente dipartimento di ricerca, specializzato nelle analisi e nelle previsioni il quale ha di recente emesso il paper che analizziamo in questo nostro breve articolo.
Il Forecast Paper di Goldman Sachs per il 2019 disegna uno scenario molto realistico e si alla totalità degli investitori, istituzionali e retail. Si parte da un’attenta analisi del presente e da una previsione realistica circa il complesso andamento del 2019 che si prevede sarà comunque un anno ricco di occasioni profittevoli per gli investitori più acuti.
Per quanto riguarda i mercati emergenti la situazione è incerta: si prevede una scarsa crescita bassa ed inflazione elevata. Più di qualche preoccupazione destano le performance dell’economia reale: i maggiori campanelli d’allarme arrivano dalla Cina, con indici PMI vicini al 50 (limite da recessione ed espansione) e una produzione industriale in crescita troppo lenta. Goldman Sachs raccomanda di puntare solo su asset class qualitativamente rilevanti in modo da ammortizzare le probabilità di rischio.
I titoli di Stato americani, i famosi Treasury Bond, hanno un interesse mediamente elevato. Goldman Sachs si aspetta un ulteriore aumento, che dovrebbe portare i rendimenti dei titoli statunitensi fino al 3,50% o almeno intorno al 2,50-2,75%. Uno scenario, quest’ultimo, che secondo Goldman Sachs potrebbe realizzarsi solo se la Federal Reserve rallentasse l’ aumento dei tassi. Ad ogni modo, questa dinamica potrebbe alimentare il valore dello yen, generalmente considerato una valuta rifugio ma ultimamente deprezzato a causa delle politiche ultra-espansive della Bank of Japan.
Gli analisti di Goldman Sachs si sono occupati ampiamente anche dell’effetto della stretta monetaria della FED, impegnata da circa un paio d’anni in un percorso di inasprimento della politica monetaria, quasi doveroso dopo il programma di Quantitative Easing atto a contrastare gli effetti della crisi economica. Sono in molti a pensare che questo percorso vada invertito, soprattutto alla luce dei segnali di fine ciclo che l’economia statunitense sta lanciando. Se invece la stretta monetaria non si dovesse allentare (ad oggi scenario molto realistico) la curva dei rendimenti potrebbe appiattirsi ulteriormente. Una dinamica che, combinandosi ad un rallentamento dell’economia nazionale, dovrebbe spingere gli investitori verso i Mortgage Backed Securities, che solitamente forniscono una performance ottimale durante i periodi negativi. Il tutto a scapito degli “Investment Grade” come i titoli di Stato.
Ma soffermiamoci ora sul cosiddetto problema del credito privato, il quale secondo la nota banca d’affari potrebbe rappresentare una questione rilevante durante il corso del 2019: il debito delle famiglie è in crescita sembra improbabile che possa toccare gli allarmanti dati del 2008. Tuttavia la plausibile risposta degli istituti di credito potrebbe alimentare i timori di un rallentamento dell’economia con ovvie conseguenze, quali la possibile inversione del ciclo economico, ad oggi irregolare ma espansivo. Secondo gli analisti quindi la soluzione migliore sarebbe investire unicamente su asset di qualità evidente, in grado di vantare un carattere anticiclico. Questo alla luce anche dell’indebolimento del tessuto aziendale americano (sono molti i motivi che spingono verso la previsione di una contrazione degli utili delle aziende statunitensi, in primis la guerra commerciale)
Un trend che si dimostra anche europeo, un rallentamento globale che porterà la domanda a ridursi, più o meno drasticamente. In questo contesto generale merita, ovviamente, un’attenzione particolare la questione nazionale. L’agenda politica ed economica italiana resta imbrigliata dalla prospettiva di riduzione della crescita (se non di recessione) e dagli elevati costi per il servizio del debito (gli interessi e lo spread). Per Goldman Sachs i timori presenti potrebbero non solo materializzarsi nel corso del 2019 ma addirittura risultare delle previsioni ottimistiche rispetto a quanto potrebbe accadere. La conseguenza più ovvia riguarda il consolidamento di un fenomeno già in corso, ovvero lo spostamento degli investitori dai titoli di Stato alle obbligazioni, che propongono rendimenti simili ma senza essere collegati ad un reale rischio di insolvenza.
L’Europa in generale, visto l’elevatissimo grado di interazione economica e finanziaria tra i paesi dell’Eurozona, resta fortemente legata al destino dell’Italia; così come il destino del nostro Paese è strettamente legato a quello dell’Europa. Le prospettive di rallentamento ed i timori per una nuova crisi del debito (senza contare i disordini politici che riguardano le varie nazioni) potrebbero portare gli investitori ad investire nell’obbligazionario americano o spostarsi addirittura verso gli asset legati alle economie emergenti. Un contesto che porterebbe sicuramente al rafforzamento dell’Euro ma in maniera tale da non indicare un rapporto rischio/rendimento significativo.
Gli effetti della stretta monetaria globale, come il percorso di stretta monetaria di Stati Uniti e Canada (per quanto quest’ultimo abbia sospeso la stretta quasi nell’immediato) potrebbero far registrare importanti effetti sul mercato valutario. La Gran Bretagna ha già alzato i tassi e la Banca Centrale Europea sta per mettere in soffitta il Quantitative Easing. In questa prospettiva gli investitori che operano sul mercato Forex devono stare molto attenti ai segnali. Goldman Sachs preannuncia prospettive interessanti nei paesi del G10 ed in misura minore nei mercati emergenti. Le migliori opportunità dal punto di vista valutario, potrebbero risiedere in paesi come Canada, Norvegia, Israele, Ungheria e Nuova Zelanda. La guerra commerciale tra USA e Cina potrebbe inasprirsi innalzando il cambio USD/CNY e consolidando il già evidente rallentamento economico della Cina. Per far fronte a questa eventualità, Goldman Sachs suggerisce l’acquisto strategico di valute quali il dollaro australiano e il peso cileno, collegate a economie che, lato export, sono collegate all’economia cinese, in modo da poter godere di un’eventuale stabilizzazione della stessa. Consigliando questa strategia è quindi presumibile che gli analisti di Goldman Sachs ritengono che, nonostante le sofferenze commerciali, l’economia cinese sia destinata a riprendersi definitivamente.
Per quanto riguarda il prezzo del petrolio e le materie prime in generale la posizione della banca d’affari è ottimista. Sembra che il petrolio sia destinato a un rimbalzo deciso nel 2019 che gioverà soprattutto agli esportatori di materie prime (come Cile e Perù).