Il 2018 di Fed e BCE

Le banche centrali rappresentano dei market mover notevoli, motivo per il quale non possono assolutamente essere ignorate dai trader. I meeting delle banche centrali sono un importantissimo “market mover” sia per chi fa trading intraday, sia per chi, invece, fa trading a lungo termine e deve quindi guardare anche all’anno successivo.

Il 2017 è stato un anno di transizione: la crisi sembra essere passata, anche se non del tutto, ed i politici e le banche centrali stanno cercando di fare i conti con le rovine della recessione tra immobilismo ed incertezza politica.

Studiare le banche centrali per i Forex trader è una misura necessaria dato che alla minima dichiarazione i prezzi delle valute reagiscono prontamente. Le banche centrali e gli avvenimenti che le riguardano sono determinanti in quanto il loro scopo è, principalmente, tenere a bada i prezzi e quindi l’inflazione e la deflazione. Le banche centrali quindi nascono per cercare e stabilire un equilibrio, che convenzionalmente si traduce in una inflazione moderata e costante, intorno al 2% circa. La crisi economica, almeno nel mondo occidentale, ha generato una tendenza alla bassa inflazione, problema che le banche centrali (soprattutto BCE e Fed) stanno affrontando da qualche anno a questa parte.

Attraverso i tassi di interesse e l’acquisto dei titoli cercano di manipolare l’offerta di moneta influendo (direttamente o indirettamente) sul valore di una moneta. L’acquisto dei titoli (una misura facoltativa) offre liquidità a basso o zero costo sia alle banche commerciali che al Tesoro nazionale. Il Quantitative Easing, modifica l’offerta di moneta, incidendo sul valore delle valute rispetto alle altre valute. Entrambe le misure, impattano profondamente sul mercato valutario.

 

 

La BCE ha dovuto affrontare i problemi più complessi: dalla lentezza della crescita globale del continente alla disoccupazione. Senza contare l’inflazione, veramente bassa.  Drammaticamente importanti i conflitti politici che hanno diviso l’Unione. Mario Draghi è stato molto bravo a mediare tra le posizioni, spesso imponendo la propria autorità. L’inflazione è aumentata ma è anche vero che è ancora lontana dagli obiettivi che sono stati prefissati. La politica monetaria dell’Unione è rimasta sostanzialmente invariata. I tassi di interesse sono stati confermati allo 0% (e i tassi sui depositi al -0,40%) ed il Quantitative Easing è rimasto fermo a 60 miliardi. Impossibile fare diversamente: le condizioni economiche non lo permettevano ed una prima riduzione del piano di acquisti era già stata decisa a dicembre 2016. Quindi le conferenze stampa post-meeting della BCE si sono rilevate interessanti non tanto per le decisioni, quanto per gli outlook e le promesse implicite. I moniti, come al solito, si sono incentrati sul tema delle riforme e della riduzione del costo del lavoro, mentre tra le righe si è potuto leggere quello che la BCE ha in serbo per il 2018. E’ ancora tutto ancora da vedere ma i proclami della Bce riguardano uno scenario comunque molto plausibile. Due i passaggi importanti: in primis il Quantitative Easing (da marzo 2018 inizierà una riduzione del piano di acquisto, che passerà da 60 miliardi a 30 miliardi al mese) e, secondariamente, i tassi di riferimento verranno riconfermati allo 0%.

 

Cosa comportano queste decisioni per i trader del Forex? Significa che l’euro potrebbe apprezzarsi, almeno nei confronti di quelle valute che non subiranno una stretta monetaria eccessiva. Ed il cambio euro-dollaro, dal momento che la Federal Reserve sta percorrendo il sentiero del rialzo dei tassi in maniera molto cauta, potrebbe riservarci qualche sorpresa.

I piani della BCE per il 2018 (tassi a zero e tapering) potrebbero però saltare. Basta che lo scenario si riveli diverso da quello previsto, magari caratterizzato da un inasprimento della crisi del debito privato, da una economia che cresce meno del previsto e da una inflazione ferma o addirittura in calo. Ora, Mario Draghi ha più volte ripetuto che la BCE è pronta a cambiare in corsa, lasciando intendere che se necessario il piano di acquisti non solo verrebbe riconfermato ma addirittura rimpinguato. Ad ogni modo, anche nella peggiore delle ipotesi, il limite invalicabile sarebbe quello degli 80 miliardi al mese (raggiunto nel 2016). Questo scenario porterebbe a un deprezzamento dell’euro, principalmente nei confronti del dollaro, che invece dovrebbe proseguire per la sua strada, la quale prevede una stretta monetaria molto graduale ma comunque costante.

 

La Federal Reserve è la più importante delle banche centrali: una volta scoppiata la crisi le strade di BCE E Fed si sono separate. La BCE persegue infatti obiettivi (almeno ufficialmente) monetari e solo monetari mentre la Fed ha invece compiti che riguardano anche l’economia reale. Una differenza che aumenta il carico di lavoro della Fed ma presuppone  anche il possesso di strumenti di gran lunga più potenti. La Fed può infatti finanziare lo Stato direttamente con un risultato evidente: un Quantitative Easing ben più incisivo di quello europeo.

E’ anche grazie al potere della Fed che la situazione degli Stati Uniti è molto più florida di quella dell’Unione Europea. Il 2017 della Fed è stato meno turbolento di quello della BCE. Una stretta monetaria lenta e graduale, un aumento tassi moderato e prudente. Dal punto di vista concreto, la Fed ha alzato i tassi di interesse due volte: a marzo e a giugno. Ci si aspetta un ulteriore innalzamento a dicembre, come da programma appunto (erano previsti tre rialzi). Proprio nella riunione pre-natalizia potremmo assistere all’inizio di questo processo.

Cosa possiamo aspettarci dalla Fed per il 2018? Jerome Powell, successore designato di Janet Yellen alla guida della Fed, ha espresso più volte il proprio apprezzamento per l’attuale governatrice. E’ quindi possibile che la sua politica monetaria si svilupperà nel segno della continuità e quindi con un’eventuale stretta monetaria graduale. Che ci sarà una stretta monetaria è indubbio visto che i tassi pre-crisi superavano abbondantemente il 3%. La discriminante sta nel ritmo: la direzione è chiara, la strada un po’ meno.

Ovviamente, la Fed guarderà con attenzione a cosa farà la BCE, dal momento che nessuna delle banche centrali vede di buon occhio una eccessiva svalutazione della valuta concorrente.