Investire sul rublo nel 2018

L’ultimo anno è stato molto positivo per i Mercati Emergenti fino a questo punto, anche se gli ultimi mesi si sono rivelati più difficili.

Il recente accordo che la Russia ha siglato con l’OPEC a novembre dovrebbe favorire il recupero della valuta russa nei confronti delle principali controparti valutarie sul Forex. Elemento che s’inserisce in un generale contesto favorevole ad una plausibile ripresa di quota del rublo: cerchiamo quindi di comprendere insieme perché varrebbe la pena puntare sul rublo russo.

Innanzitutto i dati macro vedono in netto miglioramento l’economia russa: il terzo trimestre ha visto una crescita economica leggermente inferiore alle attese ma il lineare del PIL dovrebbe chiudere il 2017 con un incremento del 2%, a conferma dell’uscita dal biennio di recessione.

Rimangono stabili i contributi di consumi privati e settore agricolo, ai quali si aggiunge una riduzione nel deficit dei conti con l’estero. Per i prossimi mesi, la domanda interna dovrebbe essere sostenuta dalla crescita dei salari, dal calo del tasso di risparmio e dagli incrementi del credito al consumo, mentre la dinamica degli investimenti, dovrebbe essere più tenue.

Lo scenario mostra quindi una progressiva accelerazione del PIL al di sopra del 2% per il futuro biennio anche se difficilmente la politica fiscale sosterrà questo trend, dato l’approccio conservativo dimostrato. Stando alle previsioni diramate dalla Banca centrale (CBR) il CPI dovrebbe chiudere il 2017 al 3%, per poi accelerare al 4% nel 2018. Per quanto riguarda la politica monetaria, il comunicato della riunione della Banca centrale di ottobre ha individuato alcuni rischi fondamentali in merito all’inflazione, come la scarsità strutturale di lavoratori (che potrebbe aumentare le pressioni salariali), le pressioni sui prezzi derivanti dalla progressiva erosione della propensione al risparmio e la volatilità nei prezzi di alcuni beni e servizi. Con questo scenario, l’impostazione della politica monetaria dovrebbe essere confermata nel breve con il prolungamento del ciclo di riduzione dei tassi. Nel medio termine, invece, la Banca centrale russa dovrebbe optare per un approccio più neutrale e più attendista sui tassi visti i rischi al rialzo sull’inflazione.

Riteniamo quindi che il nuovo accordo siglato con l’OPEC possa adeguatamente garantire la stabilità verso l’alto dei prezzi petroliferi, che rimane probabilmente il fattore più decisivo per il rublo, moneta di un Paese che vede buona parte delle sue sorti legate proprio alla risorsa energetica. Tuttavia non mancano comunque altre variabili che potrebbero condizionare negativamente il greggio, come le tensioni geopolitiche, i limiti strutturali del sistema economico russo e ancora la crescente perdita di potere d’acquisto della classe media.

È comunque probabile che, almeno per i prossimi mesi, questi fattori secondariamente citati non siano in grado di nuocere al buon impatto determinato dall’accordo OPEC. Vista la vicinanza delle elezioni, la Russia è uno dei Paesi più interessati ad assicurarsi che tutto vada per il verso giusto e proprio da Mosca è venuta la volontà di formalizzare la riunione OPEC, ogni 3 mesi, in modo da verificare l’aderenza all’accordo.

Nella prossima riunione dell’OPEC, che si terrà a giugno 2018, è probabile che l’accordo possa essere rivisto, tenendo conto dell’eventuale evoluzione delle condizioni di mercato. Alla luce di quanto sopra, puntiamo su un rublo in moderato rafforzamento nei prossimi mesi, coincidenti con il pieno dei tagli della produzione petrolifera, ed un andamento più incerto nel momento in cui l’accordo quadro sul petrolio potrebbe essere rivisto.