La calma prima della tempesta? Incertezza politica e mercati finanziari
Come detto già in un altro articolo, al di là di scontati segnali di irritazione, i mercati finanziari non sembrano particolarmente turbati dall’incertezza politica italiana. Il fatto che non vi sia stata alcuna scossa nell’immediato però non implica che non vi saranno importanti conseguenze di medio termine.
Il cosiddetto “governo del cambiamento” è infatti stato trattato con generale sospetto ma anche con una certa indifferenza, come se il tanto acclamato cambiamento non fosse così evidente agli occhi dei mercati finanziari (anche se, lo diciamo per completezza, circolano voci che la Borsa italiana sia stata sostenuta dall’esterno nelle ultime settimane). Le reazioni dei mercati fino ad oggi sono state quindi molto contenute, quasi insignificanti, anche di fronte alla temuta “richiesta di cancellazione di parte del debito” che il Governo vorrebbe indirizzare alla Banca Centrale Europea.
Tuttavia questo nuovo Governo italiano potrebbe mettere in moto reazioni a catena in tutta l’Eurozona e (in caso di via libera dalle Camere) implicazioni ben più ampie e profonde della cosiddetta Brexit.
Di fronte a Brexit i mercati hanno tremato, mentre della situazione italiana si parla pochissimo: cosa c’è di diverso?! Probabilmente la situazione di fronte alla quale ci troviamo ora è l’esatto opposto di quella di allora. Nessun terremoto immediato ma forti mutamenti nel lungo periodo.
D’altronde qualche segnale di movimento c’è. Nelle ultime sedute Piazza Affari ed il mercato obbligazionario nazionale sono rimasti in balìa delle indiscrezioni sulla bozza del contratto di governo. Da una parte, il mercato azionario italiano ha registrato una evidente sotto-performance rispetto alle altre borse europee e, dall’altro, lo spread tra Btp e Bund tedeschi decennali è tornato ad allargarsi.
E’ ovviamente nell’interesse del nuovo governo trovare un compromesso fra promesse e scadenze debitorie al fine di evitare le potenziali ripercussioni negative che l’aumento del Rischio Paese potrebbe avere sull’economia nazionale ed europea. Si confida quindi in una responsabile attenzione nei confronti delle eventuali ripercussioni di mercato delle scelte di politica economica ma, soprattutto, in Europa si guarda con fiducia al ruolo del Presidente della Repubblica ed al potere degli obblighi costituzionali (in particolare dei vincoli previsti dagli artt. 81 e 97 della Costituzione). E’ infatti fondamentale che tali aspettative non vengano deluse se il Governo vuole garantire all’Italia una discreta espansione economica: circa il 30% dei titoli pubblici italiani (ovvero circa 581 miliardi di euro stando alle analisi di IntesaSanPaolo) è ancora detenuto da investitori esteri. La fiducia di questi ultimi sarà essenziale per garantire il rifinanziamento delle scadenze debitorie italiane dato che il potenziale di assorbimento domestico attuale è molto limitato. Se venisse meno tale fiducia, inoltre, anche il reinvestimento delle scadenze potrebbe non essere più così scontato, eccetto per la parte detenuta oggi dall’Eurosistema.
Come abbiamo avuto modo di sperimentare in passato, un allargamento dello spread, se rilevante, potrebbe avere ripercussioni negative non soltanto sul bilancio dello Stato ma sulle condizioni del credito e sulla ricchezza delle famiglie italiane incidendo pesantemente sulle prospettive di crescita del Paese.