Guerra dei dazi, DEF e Brexit: veloce analisi della situazione attuale

La chiusura positiva di ieri è stata seguita oggi da un’apertura in lieve progresso per le Borse europee, con variazioni percentuali contenute. Anche oggi resta in calo il Ftse100, mentre il Dax30 e il Cac40 avanzano. Piazza Affari si muove in positivo con il Ftse Mib in aumento dello 0,1%.

Per quanto riguarda il mercato domestico massima attenzione alla manovra di bilancio in vista della quale non mancano le tensioni, visto il pressing del vice premier Di Maio sul Ministro Tria, affinché trovi le risorse per dare vita agli interventi previsti dal contratto di Governo.

La complessa agenda politica sembrerebbe quindi non influenzare troppo gli scambi a Piazza Affari ma resta grande l’attesa per le prossime decisioni del governo sul DEF. Il mercato sta ancora scontando l’ipotesi che il deficit del PIL sia ancora poco sopra al 2% nella prossima legge di bilancio. Se dal DEF dovrebbe trasparire un segnale diverso il Mercato inizierà senza dubbio a muoversi: se il Governo dovesse realmente concretizzare l’aspettativa di un deficit/PIL al 1,6% per il prossimo anno aumenterebbero le possibilità di recupero per gli asset nazionali. Al contrario, se il deficit/PIL dovesse essere più vicino al 3% il mercato finirà definitivamente sotto pressione. La manovra sarà poi giudicata anche da un punto di vista qualitativo sia da parte degli investitori sia da parte delle agenzie di rating. Lo spread potrebbe ridursi dopo la pubblicazione del documento? Vedremo.

Dal punto di vista macro non abbiamo alcun evento di rilievo in Europa, eccezion fatta per il discorso del presidente della BCE, Mario Draghi, sulla politica monetaria nell’area euro. La guerra commerciale, unita alle strategie di uscita dagli stimoli monetari da parte delle banche centrali, non rappresentano, per ora, concreti fattori di rischio per una futura crisi finanziaria. Nell’immediato questi fattori potrebbero di certo contribuire ad aumentare la volatilità sui mercati e vanno comunque tenuti sotto controllo. Lo stesso Draghi nella sua ultima riunione ha citato le exit strategy delle Banche centrali ed il protezionismo come due dei tre principali fattori di rischio attualmente presente sui mercati (il terzo è legato ai Paesi Emergenti). Rischi, in un certo qual modo, legati tra loro e che potrebbero scatenare reazioni avverse in alcuni casi. Per quanto riguarda Brexit la situazione è indubbiamente più confusa sul fronte degli accordi con l’UE. Intanto le banche continuano a fuggire da Londra, mentre le negoziazioni entreranno nel vivo a soli sei mesi dall’uscita del Regno Unito dalla UE (29 marzo 2019). Lo scontro all’interno del partito dei Tory è sotto la luce del sole e proprio il congresso del partito dei conservatori in agenda tra fine settembre ed inizio ottobre potrebbe chiarire se effettivamente la May avrà i voti necessari per ratificare l’accordo con l’Unione Europea. Tutto sembra essere ancora in bilico ma potrebbe esserci qualche spiraglio per un accordo che potrebbe arrivare a Novembre. La sterlina che già si è allontanata dai minimi toccati verso euro e dollaro nelle ultime due settimane potrebbe ulteriormente apprezzarsi con una simile notizia.

Continua, intanto, la guerra dei dazi tra USA e Cina ma gli investitori sono più sereni. Il mercato era pronto ai nuovi dazi dopo il termine della fase di consultazioni ed i prezzi delle merci ne hanno tenuto conto. Gli investitori sperano che intanto l’attività diplomatica tra i due Paesi eviterà un’escalation delle tensioni. La mossa di Trump sembrerebbe ben congeniata: se da un lato dimostra fermezza nel portare avanti la sua campagna per un riassetto del commercio globale più favorevole agli USA, dall’altro le tariffe più basse aprono ad una nuova fase di negoziati che dovrebbe durare fino a fine anno senza influenzare negativamente il sentiment degli investitori prima della campagna elettorale per il Mid Term di inizio novembre.

Insomma, i potenziali scenari sono molti e molto diversi tra loro: il determinarsi di una nuova crisi dipenderà più che altro dai driver che muoveranno i mercati.