Lo spread supera quota 310. Borse in calo e tassi dei Btp in rialzo

Borse in rosso, tassi BTp in asta al massimo dal 2013 e spread a 310. Ecco una veloce istantanea di un quadro difficile da definire sulla scia del sell off che ha colpito prima Wall Street e poi l’Asia. Ieri negli Stati Uniti il Dow Jones e S&P’s hanno registrato la seduta peggiore da sei mesi a questa parte mentre il Nasdaq ha registrato la flessione più pesante dalla Brexit.

Le vendite nel Vecchio Continente portano i listini sui minimi da 20 mesi con i titoli delle auto e dell’energia tra i peggiori. Per quanto riguarda l’Italia pesano indubbiamente il richiamo di Fitch e del FMI che ha richiamato il Governo giallo-verde al rispetto delle regole europee. Ieri infatti Fitch ha puntato il dito contro l’Italia, definendo rischiosi i nuovi obiettivi deficit. A rendere volatili i rendimenti dei titoli di Stato italiani, come detto, contribuiscono anche l’attesa per le valutazioni di Moody’s e di S&P previste per fine mese. Sullo sfondo pesano i timori sul bilancio in deficit dell’Italia e il suo scontro con Bruxelles.

Lo spread torna ad allargarsi. Il differenziale tra Btp e Bund passa a 310 punti, contro i 297 punti di ieri e i 303 dell’apertura di stamani. Il rendimento del decennale sale al 3,6%, dopo che martedì ha toccato un picco del 3,712%, il top da aprile 2013.

Come detto anche le altre Borse europee aprono in calo, dopo il tonfo di ieri a Wall Street: il movimento al ribasso è partito dagli USA, probabilmente a partire dai timori legati all’acuirsi delle tensioni con la Cina e dalle prospettive non proprio rosee legate alla revisione al ribasso delle stime di crescita mondiale da parte del FMI. La debolezza delle Borse ha portato, infine, alla reazione scomposta di Trump, il quale (durante un’intervista telefonica) ha accusato la Fed di comportarsi in maniera folle a causa degli aumenti dei tassi.

Combinazione pericolosa quella tra il crollo di Wall Street e quelli in Asia (Tokyo ha perso il 3,89%, Shanghai il 5,2%, Shenzhen il 6,2% e Hong Kong quasi il 4%); che si aggiunge all’aumento dei rendimenti obbligazionari ed alla crisi tra Italia e Bruxelles. I listini europei affrontano un pericoloso corto circuito con cali che però, almeno per il momento, sono più contenuti dei cali negli Usa e nell’Estremo oriente. Londra perde l’1,7%, Milano l’1,4%, Francoforte l’1,3% e Parigi l’1,5% .